Emma Albertazzi Vidéos
contralto britannique
Commémorations 2024 (Naissance: Emma Albertazzi)
- contralto
- Royaume-Uni de Grande-Bretagne et d'Irlande
- artiste lyrique
Dernière mise à jour
2024-05-06
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Gioacchino Rossini Jacopone Todi Albertazzi Candia Antonio Tamburini Katia Ricciarelli Lucia Valentini Terrani Ruggero Raimondi Giulini 1656 1832 1841 1842
A Stabat Mater Gioacchino Rossini 1832-ben írt,majd 1841-ben átdolgozott tíztételes négy szólistára,kórusra és zenekarra íródott műve,amely Jacopone da Todi szövege alapján készült,a művet először 1842.január 7-én Párizsban a Salle Ventadourban adták elő Giulia Grisi,Emma Albertazzi (született Emma Howson),Giovanni Matteo De Candia és Antonio Tamburini kíséretében. 1. Stabat mater dolorosa (Andantino moderato) 00:00 2. Cujus animam (Allegro maestoso) 09:58 3. Quis est homo (Largo) 16:56 4. Pro peccatis (Allegretto maestoso) 23:56 5. Eja, Mater (Andante mosso - Allegro moderato - Adagio) 29:04 6. Sancta Mater (Andante) 33:50 7. Fac ut portem (Andante grazioso) 42:24 8. Inflammatus (Andante maestoso) 47:22 9. Quando corpus morietur (Andante) 52:45 10. In sempiterna saecula. Ámen (Allegro - Andantino moderato - Tempo primo. Animato) 58:22 Katia Ricciarelli-szoprán Lucia Valentini Terrani-mezzoszoprán Dalmacio Gonzalez-tenor Ruggero Raimondi-basszus Philharmonia Kórus Philharmonia Zenekar Vezényel:Carlo Maria Giulini
Ennio Porrino Antonelli Albertazzi Parodi Teatro San Carlo 1955 1959 1960
Dramma musicale presentato al Prix Italia nel 1955. Orchestra sinfonica e coro di Roma della Rai diretti rispettivamente da Ennio Porrino e Nino Antonelli. Attori: Arnoldo Foà, Giorgio Albertazzi, Masimo Turci. Cantanti: Adriana Martino, Gino Pasquale La versione completa e teatrale è stata rappresentata per la prima volta al teatro San Carlo di Napoli nel 1959 col nome I Shardana. Di quest'ultima esiste la registrazione di Roma del 1960 diretta da Armando La Rosa Parodi.
Osesp Sob Tortelier Gioacchino Rossini Yan Pascal Tortelier Rosana Lamosa Faria Fernández Varela Palestrina Pergolesi Scarlatti Vivaldi Haydn Pelo Jacopone Todi Giovanni Tadolini Tadolini Longo Giulia Grisi Grisi Emma Albertazzi Mario Candia Antonio Tamburini Gaetano Donizetti Igor Stravinsky Théâtre Italien 1831 1832 1833 1837 1841 1842 1930 1948 2012 2013
Sob a regência de Yan Pascal Tortelier, regente convidado de honra entre 2012-13, a Orquestra e o Coro da Osesp ensaiaram nesta manhã a obra "Stabat Mater" de Gioacchino Rossini ao lado dos solistas brasileiros Rosana Lamosa (soprano), Carolina Faria (contralto), Luciano Botelho (tenor) e Savio Sperandio (baixo). "Rossini não teve como se esquivar quando Fernández Varela [um dos príncipes da Igreja Espanhola, arquidiácono de Madri] encomendou oficialmente uma obra de cunho religioso. O acordo entre ambos previa que, após a primeira execução pública, o manuscrito retornaria aos arquivos do arquidiácono e jamais seria publicado. Como pagamento, Rossini recebeu, em vez de dinheiro, uma caixa de rapé feita toda de ouro e generosamente recoberta de diamantes. Varela pediu a Rossini que musicasse — como antes dele haviam feito Palestrina, Pergolesi, Scarlatti, Vivaldi e Haydn, e como Dvorák faria depois — o texto da sequência litúrgica Stabat Mater Dolorosa, escrita no século XIII pelo poeta e frade franciscano Jacopone da Todi. O poema, que descreve a dor de Maria ao ver seu Filho crucificado, é o equivalente literário da Pietà de Michelangelo. Rossini concebeu seu Stabat Mater em 12 partes, com execução confiada a quatro solistas (tenor, soprano, mezzo soprano e baixo), coro e orquestra. O arquidiácono esperava que a estreia acontecesse ainda na Páscoa de 1831, mas viu suas expectativas frustradas. Rossini, cujo estado de saúde não era bom, acabou estendendo o trabalho de composição até 1832, e mesmo assim escreveu de próprio punho apenas seis números. Os trechos restantes foram compostos discretamente, a pedido de Rossini, por seu grande amigo Giovanni Tadolini. O Stabat Mater original estreou finalmente na capela privada do arquidiácono na Sexta-Feira Santa de 1833. Quando Varela morreu, em 1837, o manuscrito acabou sendo vendido pelos herdeiros e, em 1841, acabou nas mãos do editor parisiense Antonin Aulagnier, que se dispôs a publicá-lo, contrariando frontalmente tudo aquilo que havia sido combinado entre Varela e Rossini. Este, irritado e temeroso de que viesse a público o fato de a obra não ter sido totalmente composta por ele, resolveu rever a partitura. Compôs novamente os trechos assinados por Tadolini, reduziu a peça para dez números e apressou-se a vender os direitos para seu editor, Eugène-Théodore Troupenas, enquanto tentava, judicialmente, impedir a edição de Aulagnier. Após um longo processo, Rossini obteve uma vitória parcial: Aulagnier poderia publicar apenas os trechos compostos por Tadolini. A versão definitiva do Stabat Mater rossiniano, em dez partes, estreou a 7 de janeiro de 1842 no Théâtre Italien de Paris, com alguns dos maiores cantores líricos do momento: a soprano Giulia Grisi, a mezzo Emma Albertazzi, o tenor Mario di Candia e o baixo Antonio Tamburini. A primeira execução italiana, em março do mesmo ano, em Bolonha, teve no pódio, a pedido de Rossini, ninguém menos do que o compositor Gaetano Donizetti." Trecho da nota de programa de Sergio Casoy publicada na 6ª edição da Revista Osesp 2013. A obra será apresentada nos concertos desta quinta e sexta, 21h, e sábado, 16h30. O programa inclui ainda a "Sinfonia dos Salmos [1930 - rev. 1948] de Igor Stravinsky. Saiba mais sobre o concerto: (http•••)
Pippo Barzizza Capri Fragna Quadri Albertazzi Leoni Piacevole 1949 1950
La canzone "Qui sotto il cielo di Capri", di Fragna e Bonagura, arrangiata e diretta da Pippo Barzizza, verrà proposta nel film "I pompieri di Viggiù" in una veste, oserei dire, sfarzosa. Scenografia imponente, orchestra di oltre cinquanta elementi; canta Ariodante Dalla, che in quegli anni godeva di una buona notorietà. Il Maestro Barzizza in questo film è anche godibile in una delle sue rarissime prestazioni da attore. Il film" I pompieri di Viggiù" si puo' considerare un ottimo documento sugli spettacoli di rivista e d'avanspettacolo messi in scena nell'immediato dopoguerra e negli anni successivi; e' infatti un piacevole collage di riviste e quadri musicali, tenuti insieme da una trama piuttosto esile. Comunque rimane indimenticabile lo sketch del "manichino " con Totò ed Isa Barzizza. L'idea del film e' di Dino De Laurentiis, uno dei produttori della Lux Film, che pero' non trova d'accordo i responsabili della casa di produzione. De Laurentis decide allora di indebitarsi personalmente pur di portare avanti i progetto. Il regista Mario Mattoli gira l'Italia intera per riprendere gli spettacoli di maggior successo, montando il tutto in modo da farlo sembrare un unico e grande spettacolo. C'e' Dapporto nelle parodie di Petronio, Maurice Chevalier in "Monsieur Verdoux"; riprende Nino Taranto nel suo spettacolo "Nuvole" dove fa il vigile moralista; a Roma c'e' Wanda Osiris che canta "Sentimental"; e a Torino gira Totò e Isa Barzizza nello sketch del "manichino" nella rivista "C'era una volta il mondo". Ma terminato il film, Dino De Laurentiis incontra serie difficolta' per la distribuzione, ottenendo la possibilità di proiettarlo solo in due sale romane di seconda visione e non tra le più importanti. Pero' l'immediato successo del film costringe la Lux a distribuirlo su tutto il territorio nazionale. "I pompieri di Viggiù" si dimostrerà un ottimo affare, piazzandosi al terzo posto come campione di incassi nella stagione 1949 - 1950. La critica, con le sue firme più prestigiose (Enzo Biagi, Alberto Albertazzi) lo stroncò decisamente; ma pensiamo che il giudizio più intelligente fu formulato da Ennio Flaiano, che così si esprimeva: "L:errore dei critici è di voler considerare I pompieri di Viggiù un film, mentre si tratta di un documentario che anticipa in Italia le gioie della televisione. Del documentario questa pellicola ha infatti tutti i pregi, che non sono mai quelli previsti dal produttore. Ad occhi sinceri e scientifici appaiono come i pregi di una puntuale sincerità, gli stessi pregi della Natura. Del resto il regista lascia girare la macchina da presa senza curarsi di intervenire, di truccare la realtà, facendola migliore o peggiore. Gli basta che la pellicola non prenda luce, che la gente si muova e faccia chiasso: si comporta cioè con la stessa discrezione di un esploratore che fotografa un branco di leoni nella foresta e per prima cosa ha cura di non rivelare la sua presenza. Così inteso, I pompieri di Viggiù è un capolavoro involontario di "reportage" e di osservazione. (....) I comici, le ballerine e i cantanti sono ripresi allo stato naturale e mostrano un volto familiare, affettuoso, senza inganni. Ciò che il palcoscenico non rivela, lo schermo mette in evidenza, e cioè l'età degli attori, le loro lunghe lotte contro le rughe e i denti ribelli, la tenacia di certe comparse, le proporzioni dei costumi, insomma lo sforzo che costa a tutti l'onesto divertimento che procurano ogni sera al pubblico. Il film, diciamolo pure, ha qualche cosa di umano. E proprio in questo sta la sua forza. Lo spettacolo che offre non è mai corruttore, ossia non spinge al sogno, non esprime quella pornografia sentimentale, rosea dei film americani dello stesso genere." (Il Mondo, Roma, 30 aprile 1949). Grande, grandissimo Flaiano....
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