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2024-04-28
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Johann Sebastian Bach Carella Pau Casals Christian Ferdinand Abel Corda Mario Brunello Mstislav Rostropovich Mischa Maisky Robert Schumann Leopold Godowsky 1631 1717 1720 1723 1759 1910 1914 1923
Bach - Suite n. 5 in Do minore, BWV 1011 (Date: 1717/1723) For Classical Guitar Arranged by Domenico Carella 0:00 Prelude 5:55 Allemande 19:23 Courante 11:28 Sarabande 14:07 Gavotte I & 16:31 Gavotte II (retourn 17:59 Gavotte I) 19:14 Gigue Le Sei suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach sono tra le più note e più virtuosistiche opere scritte per violoncello, e si ritiene generalmente che sia stato Pau Casals a dare loro fama[4][5][6]. Furono scritte fra il 1717 e il 1723 presumibilmente per uno dei violoncellisti che all'epoca lavoravano alla corte di Köthen[7], ma vi sono anche ragioni per supporre che le ultime suites siano state concepite indipendentemente, forse per strumenti diversi dal violoncello[7]. Furono probabilmente composte nel periodo 1717–1723, quando Bach fu kapellmeister a Köthen; l'uniformità e la coerenza di queste opere suggerisce che possano essere state concepite insieme o consequenzialmente, presumibilmente per uno dei violoncellisti di Köthen, come Christian Bernhard Linigke[7] o Christian Ferdinand Abel, assai più noto come gambista[8]. È impossibile stabilire una esatta e precisa cronologia delle suites, non vi sono dati certi riguardo all'ordine con cui furono concepite e/o se fossero state scritte prima o dopo le Sonate e partite per violino solo. In ogni caso, gli studiosi – basandosi su un'analisi comparata degli stili di queste diverse opere – ritengono che le suites per violoncello furono scritte per prime, datandole prima del 1720, l'anno indicato sulla copertina della copia autografa di Johann Sebastian Bach delle Sonate e partite per violino solo.[1][9][10] Queste opere sono particolarmente significative nella storia degli strumenti ad arco: mentre fino al tempo di Bach era consuetudine che il violoncello suonasse parti di accompagnamento e le parti più melodiche nello stesso registro venivano affidate a strumenti della famiglia della viola da gamba, in queste suites, come in parti dei concerti brandeburghesi, al violoncello è affidata una parte da solo. Si può ritenere Bach un innovatore che favorisce il soppianto della viola da gamba, ma alcuni suppongono anche che sia probabile che Bach avrebbe fatto questo perché si trovò in difficoltà nel dare parti virtuosistiche alla viola da gamba.[11] Infatti il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen, presso cui lavorava in quel momento, era un gambista e suonava le opere di Bach, ma non era un particolare virtuoso, sicché potrebbe essere risultato difficile dare alla viola da gamba parti complicate, quindi Bach, non avendo la possibilità di scrivere parti complesse per la viola da gamba, avrebbe scritto opere più ambiziose per il violoncello.[11][12] Le suites sono di sei movimenti con la seguente struttura: 1. Preludio 2.Allemanda 3.Corrente 4.Sarabanda 5.Una danza galante – (Minuetti nelle suites 1 e 2, Bourrées nella 3 e 4, Gavot nella 5 e 6) 6.Giga Suite n. 5 in do minore, BWV 1011: Questa suite, in do minore, ha la particolarità di essere stata scritta in scordatura, con la corda più acuta abbassata di un tono rispetto all'accordatura convenzionale a quinte (da la a sol), ma risulta comunque possibile suonarla con l'accordatura standard, così molti accordi diventano più complicati, ma allo stesso modo si semplificano le linee melodiche. Bach non usò mai la scordatura se non solo in questa suite, questo non per facilitare l'esecuzione, che anzi diverrebbe in certi punti più difficoltosa, ma probabilmente per aumentare la risonanza acustica delle note sullo strumento (Sol, la nota cui è accordata la prima corda, è infatti la dominante di do minore) e dare un carattere timbricamente più scuro alla suite.[7][47] Un manoscritto autografo di Bach della versione per liuto di questa suite esiste come BWV 995[48][4 Mario Brunello, per ovviare a questo problema, nella sua ultima registrazione delle suites ha cambiato l'accordatura del suo strumento abbassandola di due toni (cioè Fa- Si♭-Mi♭-La♭ anziché La-Re-Sol-Do).[35] In molte interpretazioni, la suite è caratterizzata da un carattere tormentato[46],a tratti cupo e malinconico (fra cui, ad esempio, Pau Casals, Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky)[5]. Sono state fatte trascrizioni delle suites per numerosi strumenti, fra cui viola, contrabbasso, viola da gamba, mandolino, pianoforte, clavicembalo, marimba, chitarra classica, basso elettrico, ukulele, flauto dolce, corno francese, sassofono, clarinetto basso, fagotto, tromba, trombone, euphonium e tuba.[4][52][53] Fra i tentativi di comporre un accompagnamento pianistico alle suites si annovera un notevole lavoro da parte di Robert Schumann, mentre nel 1923 Leopold Godowsky arrangiò le suites 2, 3 e 5 in contrappunto per pianoforte solo. Wikipedia
Johann Sebastian Bach Carella Pau Casals Christian Ferdinand Abel Corda Mario Brunello Mstislav Rostropovich Mischa Maisky Crome Robert Schumann Leopold Godowsky Scala 1010 1651 1717 1720 1723 1726 1839 1910 1923
Bach - Suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010 (Date: 1717/1723) For Classical Guitar Arranged by Domenico Carella Prélude 00:00 Allemande 03:52 Courante 07:16 Sarabande 10:16 Bourrée I - 14:34 and Bourrée II - (16:51) retourn to the Bourrée I - (17:26) Gigue - 18:39 Le Sei suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach sono tra le più note e più virtuosistiche opere scritte per violoncello, e si ritiene generalmente che sia stato Pau Casals a dare loro fama[4][5][6]. Furono scritte fra il 1717 e il 1723 presumibilmente per uno dei violoncellisti che all'epoca lavoravano alla corte di Köthen[7], ma vi sono anche ragioni per supporre che le ultime suites siano state concepite indipendentemente, forse per strumenti diversi dal violoncello[7]. Furono probabilmente composte nel periodo 1717–1723, quando Bach fu kapellmeister a Köthen; l'uniformità e la coerenza di queste opere suggerisce che possano essere state concepite insieme o consequenzialmente, presumibilmente per uno dei violoncellisti di Köthen, come Christian Bernhard Linigke[7] o Christian Ferdinand Abel, assai più noto come gambista[8]. È impossibile stabilire una esatta e precisa cronologia delle suites, non vi sono dati certi riguardo all'ordine con cui furono concepite e/o se fossero state scritte prima o dopo le Sonate e partite per violino solo. In ogni caso, gli studiosi – basandosi su un'analisi comparata degli stili di queste diverse opere – ritengono che le suites per violoncello furono scritte per prime, datandole prima del 1720, l'anno indicato sulla copertina della copia autografa di Johann Sebastian Bach delle Sonate e partite per violino solo.[1][9][10] Queste opere sono particolarmente significative nella storia degli strumenti ad arco: mentre fino al tempo di Bach era consuetudine che il violoncello suonasse parti di accompagnamento e le parti più melodiche nello stesso registro venivano affidate a strumenti della famiglia della viola da gamba, in queste suites, come in parti dei concerti brandeburghesi, al violoncello è affidata una parte da solo. Si può ritenere Bach un innovatore che favorisce il soppianto della viola da gamba, ma alcuni suppongono anche che sia probabile che Bach avrebbe fatto questo perché si trovò in difficoltà nel dare parti virtuosistiche alla viola da gamba.[11] Infatti il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen, presso cui lavorava in quel momento, era un gambista e suonava le opere di Bach, ma non era un particolare virtuoso, sicché potrebbe essere risultato difficile dare alla viola da gamba parti complicate, quindi Bach, non avendo la possibilità di scrivere parti complesse per la viola da gamba, avrebbe scritto opere più ambiziose per il violoncello.[11][12] Le suites sono di sei movimenti con la seguente struttura: 1. Preludio 2.Allemanda 3.Corrente 4.Sarabanda 5.Una danza galante – (Minuetti nelle suites 1 e 2, Bourrées nella 3 e 4, Gavot nella 5 e 6) 6.Giga Suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010: La quarta suite è una delle suites per violoncello solo tecnicamente più complesse per l'intonazione e per la presenza di numerosi allargamenti e cambi di posizione; il risultato infatti può risultare più scarno rispetto alle altre suites per la scarsa risonanza acustica sullo strumento, propria della tonalità di Mi bemolle Maggiore sul violoncello, poiché nessuna corda del violoncello è fra i gradi più importanti (tonica, sottodominante, dominante) della scala di Mi bemolle, differentemente dalle scale delle altre suites. Mario Brunello, per ovviare a questo problema, nella sua ultima registrazione delle suites ha cambiato l'accordatura del suo strumento abbassandola di due toni (cioè Fa- Si♭-Mi♭-La♭ anziché La-Re-Sol-Do).[35] In molte interpretazioni, la suite è caratterizzata da un carattere tormentato[46],a tratti cupo e malinconico (fra cui, ad esempio, Pau Casals, Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky)[5]. Il Preludio inizia con delle crome che impongono movimenti fra corde distanti fra loro che poi lasciano spazio ad una cadenza per poi ritornare al tema iniziale. Su questo preludio Pau Casals, insegnandone l'esecuzione e l'interpretazione ai suoi allievi, paragonava il suono delle crome all'effetto prodotto dai pedali di un grande organo.[5] Sono state fatte trascrizioni delle suites per numerosi strumenti, fra cui viola, contrabbasso, viola da gamba, mandolino, pianoforte, clavicembalo, marimba, chitarra classica, basso elettrico, ukulele, flauto dolce, corno francese, sassofono, clarinetto basso, fagotto, tromba, trombone, euphonium e tuba.[4][52][53] Fra i tentativi di comporre un accompagnamento pianistico alle suites si annovera un notevole lavoro da parte di Robert Schumann, mentre nel 1923 Leopold Godowsky arrangiò le suites 2, 3 e 5 in contrappunto per pianoforte solo. Wikipedia
Johann Sebastian Bach Giuliano Carmignola Lorenza Borrani Waskiewicz Mario Brunello Enrico Bronzi Claudio Abbado Bartók Spindler Mertens Teatro Romolo Valli Orchestra Mozart 2007 2008 2023
Provided to YouTube by Universal Music Group J.S. Bach: Brandenburg Concerto No. 3 in G Major, BWV 1048 - III. Allegro (Live from Teatro Romolo Valli, Reggio Emilia, 2007) · Giuliano Carmignola · Raphael Christ · Lorenza Borrani · Danusha Waskiewicz · Simone Jandl · Behran Rassekhi · Mario Brunello · Enrico Bronzi · Benoît Grenet · Orchestra Mozart · Claudio Abbado · Johann Sebastian Bach Abbado: Bach - Bartók ℗ 2008 EuroArts Music International GmbH, under exclusive license to Deutsche Grammophon Gesellschaft mbH Released on: 2023-02-03 Producer: Sid McLauchlan Producer: Paul Smaczny Producer, Associate Producer: Matthias Spindler Producer, Recording Producer: Georg Obermaier Studio Personnel, Recording Engineer: Toine Mertens Studio Personnel, Engineer: Stephan Flock Composer: Johann Sebastian Bach Auto-generated by YouTube.
Francis Poulenc Benjamin Britten Claude Debussy Padova Luigi Piovano Ravel Martha Argerich Lilya Zilberstein Mario Brunello Aldo Ciccolini Earl Wild Leslie Howard Liszt Bach Satie Tchaikovsky Beethoven Chopin Haydn Verdi Vivaldi Handel Brahms Schubert Mendelssohn Rachmaninoff Orchestra Padova Veneto Carnegie Hall 1932 1941 2008
Three 20th-century masters, painting glittering rainbows of colours with two pianos. Composer: Benjamin Britten, Claude Debussy, Francis Poulenc Artists: Mattia Ometto (piano), Leonora Armellini (piano), Orchestra di Padova e del Veneto, Luigi Piovano (conductor) Online purchase and streaming: (http•••) For more information: (http•••) From Javanese gamelan to Mozart, from nursery rhymes to passionate outbursts, from primitive percussion to the café chantant, Francis Poulenc gathered up almost all the formative influences on his style in his Concerto for Two Pianos of 1932. Aside from Mozart, there is also an evident allusion to Ravel, in particular to the two piano concertos, which were published and performed in the same year. Yet the originality of the concerto is never in doubt; the deep feeling and light touch of the central Larghetto bear Poulenc’s fingerprints as clearly as the final gallop home. Much less familiar is the Scottish Ballad composed in 1941 by Benjamin Britten as a free fantasy for two pianos and orchestra based on a number of Scottish tunes, including 'Dundee', 'Turn Ye to Me' and 'Flowers of the Forest'. A lamenting funeral march is followed by a flamboyant Highland fling, in which Britten parodies ‘Scottish’ music in a display piece of great wit and vitality. This unique compilation concludes with a two-piano piece in which the orchestra is ‘silent’: the Premiere Suite written with orchestra in mind by Debussy in his early 20s. However, the orchestral score was lost for many years – even this two-piano version was only published in 2008 – and its four movements show Debussy’s language in the act of formation: unmistakably French, and harmonically novel for its time, but still working in self-contained forms – a toccata, a ballet, a shimmering nocturne and a tumultuous final bacchanale. The soloists here are a pair of experienced performers and teachers. Having won several Italian piano competitions, Leonora Armellini appeared at the Projetto Martha Argerich in Lugano and has played chamber music with the likes of Lilya Zilberstein and the cellist Mario Brunello. The author of a popular book introducing classical music to younger audiences, she is joined here by the Padovan born Mattia Ometto, a pupil of Aldo Ciccolini and Earl Wild who has given concerts at Carnegie Hall and recorded with Leslie Howard: a Brilliant Classics album of the symphonic poems in transcription (95748) which attracted enthusiastic reviews: ‘Leslie Howard and Mattia Ometto navigate Liszt’s technical challenges with fluency and ease, but they also treat the scores seriously, playing for effect only when necessary, achieving impressive unanimity and long-lined shape.’ (Classics Today) Track list: 00:00:00 Francis Poulenc: Concerto in D Minor, FP 61: I. Allegro ma non troppo - Très calme 00:08:32 Francis Poulenc: Concerto in D Minor, FP 61: II. Larghetto - Beaucoup plus allant - Tempo I 00:14:35 Francis Poulenc: Concerto in D Minor, FP 61: III. Allegro molto - Agité - Plus calme - Tempo I subito 00:20:59 Benjamin Britten: Scottish Ballad, Op. 26 00:36:12 Claude Debussy: Première suite d’orchestre: I. Fête 00:42:15 Claude Debussy: Première suite d’orchestre: II. Ballet 00:46:30 Claude Debussy: Première suite d’orchestre: III. Rêve 00:53:50 Claude Debussy: Première suite d’orchestre: IV. Cortège et bacchanale Social media: Facebook: (http•••) Instagram: (http•••) Twitter: (http•••) Spotify Playlists: Brilliant Classics Spotify: (http•••) New Classical Releases: (http•••) The Best of Liszt: (http•••) The Best of Bach: (http•••) Most Popular Piano Music: (http•••) Beautiful Classical Music: (http•••) Classical Music For Dinnertime: (http•••) Thanks for watching this video by Brilliant Classics, we hope you enjoyed it! Don’t forget to share it and subscribe to our YouTube channel: (http•••) And visit our channel for the best classical music from the greatest composers like: Bach, Satie, Mozart, Tchaikovsky, Beethoven, Chopin, Haydn, Ravel, Debussy, Verdi, Vivaldi, Handel, Brahms, Liszt, Schubert, Mendelssohn, Rachmaninoff, Wagner, Strauss, Handel, Dvorak and many more! We upload complete albums, music for relaxing, working, concentrating, instrumental music, opera, violin, classical piano music, sonatas and more! #BrilliantClassics #Poulenc #Debussy #Piano #Conductor #Classical #Music #Suite #Suites #Orchestra
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- chronologie: Chefs d’orchestre (Europe). Interprètes (Europe).
- Index (par ordre alphabétique): B...