Antonio di Becchi Video
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- Italia
Ultimo aggiornamento
2024-04-29
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Ruggero Leoncavallo Becchi Fiorello Giraud Giraud Adelina Stehle Victor Maurel Francesco Daddi Roussel Arturo Toscanini Pietro Mascagni 1890 1892 1958
I Pagliacci è un'opera lirica in due atti su libretto e musica di Ruggero Leoncavallo che fu rappresentata per la prima volta al Teatro dal Verme di Milano il 21 maggio 1892, con Fiorello Giraud (Canio), Adelina Stehle (Nedda), Victor Maurel (Tonio), Francesco Daddi (Beppe), Mario Roussel (Silvio)[2] e la direzione di Arturo Toscanini. Fin da poco tempo dopo la prima esecuzione è di frequente rappresentata insieme a Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (1890), con la quale è considerata una delle più rappresentative opere veriste. Dopo un'introduzione strumentale, la rappresentazione inizia a sipario calato, con un baritono, in genere quello che interpreta Tonio, solitamente nel costume che vestirà più avanti come Taddeo, che si presenta al proscenio come "Prologo" (Si può?, si può? - Al minuto 3:25), fungendo da portavoce dell'autore ed enunciando i principi informatori e la poetica dell'opera. Dopo un intermezzo sinfonico, Canio/Pagliaccio deve impersonare nella farsa un marito tradito, ma la realtà prende il sopravvento sulla finzione (No, Pagliaccio non son) ed egli riprende il discorso interrotto poco prima, rinfacciando a Nedda/Colombina la sua ingratitudine e dicendole che il suo amore è ormai mutato in odio per la gelosia. La donna, intimorita, cerca di mantenere un tono da commedia, ma poi, minacciata, reagisce con asprezza. Beppe vorrebbe intervenire, ma Tonio, eccitato dalla situazione, di cui è responsabile con la sua delazione, glielo impedisce, mentre gli spettatori, dapprima attratti dalla trasformazione della farsa in dramma, comprendono troppo tardi che ciò che stanno vedendo non è più finzione. Di fronte al rifiuto di Nedda di dire il nome del suo amante, Canio accoltella a morte prima lei e poi Silvio, presente tra il pubblico, accorso sul palco per soccorrerla. ("Un nido di memorie" Al minuto 7:46) A tragedia compiuta, secondo la partitura originale, Tonio/Taddeo esclama beffardo e compiaciuto, rivolgendosi al pubblico: "La commedia è finita!". Tale battuta passò precocemente a Canio, divenendo la prassi esecutiva abituale.
Alfredo Casella Alda Caiello Bruno Canino Riva Soriano Becchi Ricci Belli Gatti Cavalli 1883 1923 1947
Alfredo Casella +••.••(...)): Quattro favole romanesche (di Trilussa), per canto e pianoforte op.38 (1923) 1. Er coccodrillo 2. La carità 3. Er gatto e er cane 4. L'elezzione der presidente Alda Caiello, soprano Bruno Canino, pianoforte Er coccodrillo: Ner mejo che un signore e 'na signora, Marito e moje, stavano sdraiati Su la riva der mare, scappò fora un coccodrillo co' la bocca aperta e l'occhi spaventati. La moje, ch'era sverta, S'aggiustò li riccetti e scappò via: Mentre ch'er Coccodrillo, inviperito, Se masticava er povero marito Come magnasse un pollo all'osteria. Siccome er Coccodrillo, pè natura, Magna l'omo eppoi piagne, puro quello se mésse a piagne' come 'na creatura. Ogni cinque minuti cia ripensava come li cornuti e risbottava un antro piantarello. Tanto ch'er giorno appresso, a l'istess'ora, Ner rivede' la povera signora Riprincipiò le lagrime e li lagni; Sperava forse che s'intenerisse: Ma invece, sì! La vedova je disse: Dio mio, quanto sei scemo! Ancora piagni ? La carità: Er Presidente d'una società Che protegge le Bestie maltrattate s'intese domanna' la carità: - Ho fame, ho fame, signorino mio, M'ariccomanno, nun m'abbandonate, Dateme un sòrdo pe' l'amor de Dio! - Nun te posso da' gnente: - Je fece er Presidente Io nun proteggo che le bestie sole... -E allora - Je rispose er poverello Cacciannose er cappello - Fatelo pe' ste povere bestiole... Er gatto e er cane: Un Gatto soriano Diceva a un Barbone: un porto rispetto Nemmeno ar padrone, Perchè a l'occasione Je graffio la mano; Ma tu che lo lecchi Te becchi le bòtte: Te mena, te sfòtte, Te mette in catena cor muso rinchiuso E un cerchio cor bollo Sull'osso der collo. Siconno la moda Te taja li ricci, Te spunta la coda... Che belli capricci! Io, guarda, so' un Gatto, So' un ladro, lo dico: Ma e me nun s'azzarda De famme 'ste cose... Er Cane rispose: - Ma io... je so' amico! L'elezzione der presidente: Un giorno tutti quanti l'animali sottomessi ar lavoro Decisero d'elegge' un Presidente Che je guardasse l'interessi loro. C'era la società de li Majali, La Società der Toro, Er Circolo der Basto e de la Soma, La Lega indipendente Fra li somari residenti a Roma; C'era la Fratellanza De li Gatti Soriani, de li Cani, de li Cavalli senza vetturini, La Lega fra le Vacche, Bovi e affini... Tutti pijorno parte a l'adunanza. Un Somarello, che pe' l'ambizzione De fasse elegge s'era messo adosso La pelle d'un leone, Disse: - Bestie elettore, io so' commosso: La civirtà, la libbertà, er progresso... Ecco er vero programma che ciò io, Ch'è l'istesso der popolo! Per cui Voterete compatti er nome mio... Defatti venne eletto... proprio lui. Er somaro contento, fece un rajo, E allora solo er popolo bestione s'accorse de lo sbajo D'avè' pijato un ciuccio p'un leone! - Missarolo!... Imbrojone!... Buvattaro!.... - Ho pijato possesso, Disse allora er Somaro - e nu' la pianto Nemmanco si morite d'accidente; Peggio pe' voi che me ciavete messo! Silenzio! e rispettate er Presidente!
Pietro Mascagni Gigli Rolle Lina Bruna Rasa Becchi Marcucci Mailänder Scala 1940
Pietro Mascagni dirigierte 1940 in der Scala Milano seine Oper Cavalleria rusticana. Gigli sang die Rolle des Turridu; weiters Lina Bruna Rasa,G.Simionato,Gino Becchi, Maria Marcucci. Chor und Orchester der Mailänder Scala
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