Carlo Onori Video
Ultimo aggiornamento
2024-04-27
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In questi giorni agli onori della cronaca è finita Armine Harutyunyan. Parliamo della modella di Gucci, di cui si sta parlando tantissimo soprattutto sui social network. Lei è una ragazza di 23 anni ed è originaria dell’Armenia. Gucci ha deciso di puntare sulla sua persona per le sfilate alla ‘New York Fashion Week’ dello scorso mese di settembre ed è stata anche inserita nella speciale classifica delle 100 donne più belle del mondo. Ma non tutti la pensano così e sono partiti gli attacchi. Gli insulti sono arrivati ad essere anche pesantissimi, infatti il popolo della rete ha dato il peggio di sé con offese davvero da condannare. A molti non piace l’aspetto esteriore di Armine, la quale è sicuramente molto lontana dai canoni della bellezza a cui in tanti sono abituati. Ed ecco dunque che online sono state postate frasi censurabili, ironiche e di insulti irripetibili. Secondo questi hater una come lei non dovrebbe certamente sfilare e attraversare le passerelle perché non bella. (Continua dopo la foto) Alcuni l’hanno definita “brutta” e “inadatta al mondo della moda”. Altri ancora hanno esagerato, creando addirittura un meme di cattivo gusto. La ragazza sta dunque subendo un vero e proprio body shaming. Ecco cosa riporta questo meme tutt’altro che divertente: “Questa è Armine Harutyunyan 23enne modella, riconosciuta da Gucci come una delle 100 donne più belle del mondo. Voi ci uscireste fuori a cena?”. Sia Armine che Gucci hanno preferito restare in silenzio, almeno per il momento. (Continua dopo la foto) Da molti giorni comunque sia la casa di moda che l’armena sono al centro dell’attenzione, finendo su tutti i giornali e quindi non solo su quelli che si occupano appunto di moda. Non è la prima volta che Gucci prenda una decisione simile e, fatta eccezione per gli insulti, il suo obiettivo sembra proprio essere stato raggiunto. Tutti parlano della Harutyunyan e questo indubbiamente rende la ragazza grande protagonista. Non sappiamo però se ci saranno dichiarazioni ufficiali in futuro. (Continua dopo la foto) Inoltre, è nata una polemica tra coloro che la difendono e gli altri che invece si giustificano dicendo che si tratta semplicemente di un giudizio. Ma più che commenti e giudizi ciò che si è letto in giro è stato un vero e proprio accanimento contro la 23enne. Quindi, non saremmo in presenza di critiche costruttive bensì di critiche decisamente distruttive.
Arcangelo Corelli Enrico Onofri Ambronay Festival 2016
From the Ambronay Festival, 2016 Arcangelo Corelli - Concerto Grosso in G minor, Op. 6, No. 8, "Fatto per la notte di natale" Imaginarium Ensemble Enrico Onori - conductor Arcangelo Corelli - Fatto per la notte di natale 0:00 I. Vivace 2:25 II. Allegro 4:49 III. Adagio – Allegro – Adagio 7:56 IV. Vivace, in 3/4 9:01 V. Allegro 10:56 IV. Largo. Pastorale ad libitum Click here to watch other concerts at the Festival d'Ambronay: (http•••) Subscribe for more content: (http•••) A co-production of Ozango – Culturebox Festival d’Ambronay in association with France Télévisions with the participation of ClassicallTV – M_Media Video director: Isabelle Soulard
Claudio Monteverdi Selva Meco Miro Prato Colli Perle Spina Campi Doni Garrido Elyma 1567 1640 1643
CLAUDIO MONTEVERDI [*15 May 1567 (baptized) ~29 November 1643] (http•••) SELVA MORALE (Profana) E SPIRITUALE (Sacra), SV 252-288 (Venice, 1640/1) (Spiritualità e Liturgia) A. MADRIGALE MORALE : 00:04, I. O CIECHI, ciechi il tanto affaticar (SV 252) (a 5 vv due violini & bc) O ciechi, il tanto affaticar, che giova? Tutti tornate alla gran madre antica; E 'l nome vostro appena si ritrova. Pur delle mille un'utile fatica, Che non sian tutte vanità palesi! Ch' intende i vostri studi, sì me l' dica. Che vale a soggiogar tanti paesi, E tributarie far le genti strane Con gli animi al suo danno sempre accesi? Dopo l'imprese perigliose, e vane, E col sangue acquistar terra, e tesoro, Vie più dolce si trova l'acqua, e 'l pane, E 'l vetro, e 'l legno, che le gemme, e gli ori. U' son hor le ricchezze? U' son gli honori, E le gemme, e gli scetri, e le corone, E le mitre con purpurei colori? Miser chi speme in cosa mortal pone! 03:37, II. VOI CH' ASCOLTATE (SV 253) (a 5 vv due violini & bc) Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond'io nutriva 'l core in sul mio primo giovenil errore quand'era in parte altr'uom da quel ch'i'sono Del vario stile in ch'io piango et ragiono fra le vane speranze e'l van dolore ove sia chi per prova intenda amore spero trovar pietà , non chè perdono. Ma ben veggi or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; E del mio vaneggiar vergogna e 'l frutto e 'l pentirsi, e 'l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. 08:51, III. E QUESTA VITA UN LAMPO (SV 254) (a 5 vv & bc) È questa vita un lampo Ch'all'apparir dispare In questo mortal campo. Che se miro il passato, E già morto il futuro ancor non nato, Il presente sparito Non ben ancor apparito. Ahi, lampo fuggitivo: e sì m'alletta, e dopp' il lampo pur vien la saetta. B. CANZONETE MORALE: 11:19, IV. SPUNTAVA IL DÌ (a 3 vv, bc ) Spontava il dì quando la rosa sovra una piaggia herbosa in ossequio de l’alba un riso apri e rise il prato tutto odorato e i colli e le campagne innamorò ma che prò Chi da l’ira del Ciel mai l’assicura cosa bella quà giù passa e non dura. La più dolce ruggiada che da Ciel cada lei di liquide perle incoronò poi la bella Reina de la sua spina stessa cinse e la sua reggia ornò mà che prò chi da l’ira del Ciel mai l’assicura cosa bella quà giù passa e non dura. A vagheggiano gli alberi la vezzegia no l’aurette le s’inchinano i bei fiori e l’adornano l’herbette fior più bello non riga o l’Arno o’l Po mà che prò chi da l’ira del Ciel mai l’assicura cosa bella quà giù passa e non dura. Per valletta o per campagna il piè molle affretta il rio e con dolce mormorio la saluta e’l piè le bagna riverente quanto può mà che prò chi da l’ira del Ciel mai l’assicura cosa bella quà giù passa e non dura. Ahi quel sole che dianzi in su l’aurora la diede ai colli e ne dipinse i campi rottan’ d’accesi in su’l meriggio i lampi la distrugge la scolora restando ignude e senz’honor le spine e vano insieme i doni e le rapine. Oh d’humana bellezza cui tant’ il mondo apprezza cui tant’amor per poco spatio ornò rosa caduca il superbi ma che prò chi da l’ira del Ciel mai l’assicura cosa bella quà giù passa e non dura. 17:30, V. CHI VOL CHE M'INNAMORI (a 3 vv con 2 violini, bc.) Chi vol che m'innamori, mi dica almen di che! Se d'animati fiori un fior, e che cos'è? Se de bell'occhi ardenti ah, che sian tosto spenti! La morte, ohimè, m'uccide il tempo tutto frange oggi, oggi si ride.. e poi, domani, si piange. Se vol ch'un aureo crine mi leghi, e che sarà! Se di gelate brine, quel or si spargerà? La neve d'un bel seno, ah, vien qual neve meno! La morte, ohimè, produce terror, ch'el cor m'ingombra. oggi, oggi siam luce e poi domani ombra. Dovrò pressar tesori, se nudo io morirò? E ricercar gli onori che presto lascerò? In che fondar mia speme, se giungon l'ore estreme?.. Che male, ohimè, si pasce di vanitade il core! oggi, oggi si nasce e poi domani si muore! Gabriel Garrido & Ensemble: Elyma Ensemble DISCLAIMER: The Music published in this channel is exclusively dedicated to divulgation purposes and Not Commercial. I do not own the Music and I do Not take any credit of it. Music is copyrighted by its corresponding owners. No infringement of copyright is meant and if it does infringe, please message me. Thank You .
Baldassarre Galuppi Barbiere Visse Benedetto Marcello Felici Antonio Lotti Pollarolo Charles Burney 1726 1729 1740 1741 1762 1768 1770 1777 1785
ORCHESTRA NAZIONALE MOLDAVA BALDASSARRE GALUPPI - ET IN TERRA PAX direttore SILVANO FRONTALINI (1a registrazione mondiale) °°° Nato nell'isola di Burano, a otto leghe da Venezia, e perciò detto il Buranello, Baldassare Galuppi fu uno dei compositori più originali d'Italia nel genere comico. I primi rudimenti musicali gli furono insegnati da suo padre, barbiere di professione, che suonava il violino negli intermezzi al teatro della commedia. A sedici anni appena, Galuppi si recò a Venezia e lì visse con il salario che riceveva come organista di diverse chiese. Benché molto ignorante dei principi dell'arte, osò mettere in musica un'opera buffa a Chioggia che aveva per titolo La fede nell'incostanza, ossia gli amici rivali, che fu oltraggiosamente fischiata. Disperato per questa sventura, Galuppi era quasi risoluto ad abbandonare la musica e ad abbracciare la professione di suo padre, quando ebbe la fortuna di suscitare l'interesse del famoso Benedetto Marcello che avendo notato le felici disposizioni del giovane Baldassare, lo fece entrare nella scuola di Antonio Lotti, dove si dedicò con ardore, per ben tre anni, allo studio del contrappunto. Lotti ben presto si avvide che Galuppi eccelleva sugli altri suoi allievi e gli testimoniava una stima che suscitò l'invidia del Pollarolo, all'epoca allievo della stessa scuola. Contemporaneamente alla sua formazione, per circa due anni nei teatri d'opera veneziani prestò servizio come clavicembalista e di tanto in tanto compositore di arie per riprese e pasticci. L'ottima reputazione di clavicembalista che ottenne sia a Venezia che a Firenze fece sì che nel 1726 fosse ingaggiato al Teatro Sant'Angelo, al San Samuele e al San Giovanni Grisostomo, al fine di mettere in scena le proprie arie. Monumento a Baldassare Galuppi Appena si sentì abbastanza preparato da poter affrontare nuovamente le scene, ricorse ancora alla bontà del Marcello che scrisse per lui il libretto della Dorinda, del quale il giovane compose la musica. Quest'opera fu rappresentata al teatro di Sant'Angelo durante la fiera dell'Ascensione, nel 1729 e fu ben accolta dal pubblico. In quest'opera, come in altre, Galuppi non brilla per la forza dell'armonia, ma una gaiezza sostenuta, una verve incontenibile, e le forme graziose del suo canto, gli procurarono una celebrità che resistette per gran tempo ai capricci della moda. Galuppi si dedicò anche allo studio del clavicembalo e divenne uno degli artisti più abili su questo strumento. Dal 1729 in poi, il successo di questo compositore, in tutti i teatri d'Italia, fu quasi senza interruzioni, fino alla sua morte. Compose inoltre un centinaio di melodrammi dei quali una ventina su libretti di Carlo Goldoni. Verso il 1740 la fama di Galuppi a Venezia iniziò a deteriorarsi, in quanto gli venivano preferiti altri compositori. Nell'ottobre del 1741 decise quindi di accettare l'invito a recarsi a Londra, dove fu nominato compositore del Teatro Reale. Le sue opere non vi ottennero però gran successo, perciò, dopo undici mesi di soggiorno nella capitale inglese, optò per il rientro a Venezia. Divenuto maestro di cappella della Basilica di San Marco nel 1762, organista di più chiese e maestro del Conservatorio degli incurabili, rivestì tutti e tre questi incarichi fino all'età di sessantatré anni, quando fu chiamato in Russia dall'imperatrice Caterina II. Oltre a un trattamento di 4000 rubli, gli si assicurava un alloggio e una vettura di corte sempre pronta ai suoi ordini. L'orchestra che vi trovò per eseguire le sue opere era detestabile, e non aveva nemmeno la più pallida idea delle sfumature dinamiche come il piano e il forte, ma grazie ai suoi sforzi divenne un po' più tollerabile. La prima opera che Galuppi diede a Pietroburgo, fu la Didone Abbandonata. L'imperatrice ne fu talmente soddisfatta che il mattino dopo gli inviò una tabacchiera d'oro, impreziosita da diamanti, contenente mille ducati. Tornò a Venezia nel 1768, e riprese il suo lavoro e i suoi incarichi. Continuò a scrivere per il teatro fino al 1777 e per la chiesa fino al gennaio del 1785, data della sua morte. Charles Burney lo vide a Venezia nel 1770, attorniato da una numerosa famiglia e carico d'onori e beni. Aveva conservato tutta la sua vivacità, tutto il fuoco, tutta la gaiezza della sua gioventù, qualità che si rifletterono nelle sue opere, fino alle ultime da lui composte.